Nel ventaglio più ampio che caratterizza il mondo del gioco due sono le dominanti, nella mia visione, che in un certo qual modo contraddistinguono il tipo di giocatore e non proprio al 50% ripartite.
Il primo è attratto dall'azzardo; ama il rischio ed afferma se stesso affrontando la sfida frontalmente, con maggiore o minor preparazione, ma senza mezzi termini. è il tipico giocatore da tavolo, ove il nemico è un altro o più giocatori come lui. Se riesce a combinare altrettanta freddezza alla sua aggressività, può avere la meglio. Dal Poker allo Chemin-de-fer alla più vasta gamma di competizioni congegnate da tradizioni secolari, la sua personalità trae alimento ed emozione; ma con la Roulette, per elezione è destinato a non avere la meglio: è troppo spietata per lui.
Il secondo, quasi per contro - il giocatore di Roulette, a farla semplice - è un osservatore ed indagatore attento, sebbene anch'egli alla ricerca di un guadagno, almeno potenziale. Le sue esperienze più o meno dolorose, che hanno sparpagliato sul tappeto verde della Signora i frantumi delle sue speranze, maturano presto o tardi in un atteggiamento più consapevole che, pur non sottraendosi al fascino sempre presente dell'agguato reciproco, cessa, o non cede, o non concede più nulla alle manovre di puro azzardo ma si pone a scrutare, studiare per cogliere, stuzzicato da un inevitabile scacco dopo l'altro a spremere quel barlume di insegnamento che gli consenta di catturare l'attimo per cadere ancora in piedi, senza mai abbandonare l'intima speranza di riuscire prima o poi ad avere la meglio sulla “macchina”.
Per entrambi la regia resta affidata alla Fortuna, che i migliori cercano di compensare (o dominare) con l'abilità, l'astuzia ed il giudizio.
Tra questi due tipi esiste naturalmente una folta schiera di “appassionati” che, con il loro apporto di energia e denaro, mantiene in vita quell'indotto ormai universale. Sono fermamente convinto che non sia la tassa-dello-zero ad arricchire i Casinò, ma la quasi totale assenza di autocritica di chiunque se ne stia seduto a prender parte alla giostra - o dovrei dire al banchetto - senza rendersi conto di inserirsi in un vortice che ha una sola direzione di risucchio, con la forza di tutti i sacrifici che lo nutrono.
Sì, l'ho chiamata la Signora ed ora la “macchina”; un cocktail che può risultare micidiale.
Non se ne può cogliere il carattere, la psicologia, il sentimento poiché nell'instancabile ruotare di quel suo cilindro, qualunque ne sia il senso, si condensa l'ineluttabilità dell'eterno. Né vi è modo di ricondurla al presente, al contingente, al ns. desiderio condizionante. Questo dovrebbe tenere a mente il Giocatore ad ogni sua puntata: i suoi gettoni, una volta posati sul tappeto oltrepassano una soglia che li colloca al di fuori del tempo, in una dimensione che li accoglie senza tenerne conto e li ricambia inesorabilmente come se non ci fossero. Il più delle volte egli tende a pensare tutto il contrario e gli effetti li abbiamo sperimentati un po' tutti, in un posto o nell'altro.
Chi non vede nella Roulette che una semplice ruota che agita una pallina bizzarra, e tuttavia scivola nell'incoscienza di affidarle le proprie fortune, sperando nel caso di una vincita per lo più immotivata, non potrà che farne le spese. Nell'esercizio più nobile delle sue funzioni, il cilindro rappresenta un varco interdimensionale, al cospetto del quale esseri umani si sono giocati l'esistenza per intero, perciò non vi è proprio niente da banalizzare né sottovalutare.
Dopo siffatte premesse ed esperienze, resta assai difficile ritenere (o anche solo credere) che vi sia una logica nella disposizione di qualsivoglia permanenza; molti abbandonano per sempre ogni velleità nei confronti del metodo, come se questo atteggiamento potesse ricostituire una sorta di sicurezza, ormai del tutto consunta sull'altro verso. Eppure, superato il difficile varco delle aspettative, il Giocatore intravvede, o sente - o percepisce di aver sempre saputo - che neppure la Signora è del tutto libera nelle sue manifestazioni, pur non sapendo né il come né il perché; ma fintanto che questa intuizione non lo abbandona, anzi si impone, non cesserà mai di cercare e tentare; non si accontenta più della vincita né rincorre il “colpo di fortuna”, benché non lo disdegni, ma in cuor suo sogna la “vittoria”, pur non scevra da qualche compromesso.
Tutto questo, che aleggia nelle pieghe più recondite dell'umana intraprendenza, va ben oltre la congerie di sistemi che prolificano da sempre, la maggior parte dei quali segue o impianta una logica speculativa fondata sulla maggiore o minore astuzia - spesso solo apparente - di espedienti ed osservazioni periferiche e statiche (o statistiche, il che non è molto diverso nel caso in esame) la quale, se talvolta può concedere i suoi frutti, non mancherà di a farseli ripagare tutti in una volta. Queste metodologie, mescolando speranze e ripetitività, finiscono con il carpire il meglio delle risorse degli studiosi, mettendone a dura prova la resistenza per poi svuotarne l'illusione. Tanto da giungere a compiacersi di concludere per contro, quali comprovati esperti, che “non esista un sistema sicuro per vincere alla Roulette”, per potersi se non altro liberare da quest'impulso latente che non li abbandona, quasi come fosse un obbligo conclamato.
Il lato più contraddittorio fra l'altro è che la tanto sbandierata controtendenza è sempre conseguente ad un impulso-istinto per il quale tutto era possibile ma, esaurite le risorse, non lo è più; il mondo è talmente pieno di superficialità che pare quasi non sia rimasto altro. «Nondum matura est», pronunciava la volpe vicina all'uva che non poteva raggiungere; ma era già più onesto che negarne l'esistenza; ci vuol tanto a limitarsi a dire: «non ce l'ho fatta…», senza sentirsi in diritto di aggiungere «perciò non esiste»? non è un disonore non aver avuto la meglio in un cimento che vede cadere un ingegno dopo l'altro; che se anche nessuno la spuntasse per secoli, ciò non dimostrerebbe assolutamente che una Logica non si celi nel labirinto delle permanenze. La superbia invece non ha mai fatto onore a nessuno; se ti brucia, rimboccati le maniche e riparti; oppure taci, piuttosto che riversare sugli altri l'insuccesso come fosse una soluzione definitiva, aumentando in verità un condizionamento generale fin troppo presente.
Se quest'ambito non fosse così intriso di mistificazione, con tutte le offerte e le dichiarazioni che ho potuto scorrere nel corso di una vita le Case da gioco avrebbero già chiuso i battenti; invece prosperano.
Se vi sono regole che garantiscono l'equilibrio numerico una cosa è cercare di sfruttarne a priori alcuni effetti, altra cosa è cercare di comprenderne il senso. è quel che intendo con “vittoria”: qualcosa di cui la vincita è prova ambita e gratificante, ma non il traguardo. Non è utopia! qualcuno a mia conoscenza in questo era riuscito; nondimeno, vuoi per il bisogno di esser pagato, o perché se ne è sentito appagato, non ha raccolto i meritati riconoscimenti (il che non mi sorprende affatto). Mi raccontò persino di un tale suo cliente che, a fronte degli insegnamenti e di alcune verifiche, ha preferito abbandonare, per evitare i rischi conseguenti a complicazioni cardiache preesistenti e, con quel che a mia volta stavo toccando con mano, gli ho creduto sulla parola. Abbiamo attraversato tutta la Francia, quella persona eccezionale del Fabrizi Arrigoni, al secolo Dr. Fabarri ed il sottoscritto sulla mia Citroen DS19, da Montecarlo, dopo aver giocato per più di una settimana, a Forge-les-eaux, una stazione termale nei pressi di Parigi provvista di Casinò e, a quel tempo, di Roulette nel caso in cui le cure non fossero sufficienti (o piuttosto era tutto il contrario?). Lo vedo ancora come fosse ieri, dinnanzi ad un numero 13 in “previsione assoluta”, che si era rifiutato di uscire per ben tre colpi!, puntare tutto quel che aveva davanti e, con orgoglio tutto napoletano esclamare deciso: «se non esce il tredici… mi alzo e me ne vado!» Non fu costretto ad andarsene; a differenza dei rari momenti come quello, che nella vita di un giocatore non hanno bisogno di ripetersi per lasciare il segno, quel 13 uscì (egli lo chiamava “al quarto colpo sotto”) ed uscì ancora, ripetendosi due volte; e mentre la voce del croupier scandiva «treize! noir, impair et manque» lui, quasi tranquillizzato: «ecco, hai visto?». Potrei continuare ancora per diverse pagine….
Che questa affermazione sia creduta o meno non è determinante; le leggi ci sono sempre. Sta soltanto a noi penetrarle! Vorrei anzi aprire una parentesi - e qui è l'esoterista che vi parla - su cosa che non viene detta, ma sulla quale vale la pena di riflettere con la più profonda attenzione. Disporre di un metodo, un sistema, un qualsivoglia genere previsione per quanto sicuro di attacco al banco non significa ancora aver vinto, né potere o tantomento dover vincere ad ogni costo; questo è il vero punto della situazione, come una presenza che agisca di sottofondo in ogni frangente. Fabarri lo sapeva bene! lo chiamava «l'Altro», c'era sempre e ad ogni puntata bisognava in qualche modo misurarsi con Lui. Non mai saputo se si fosse dato la pena, tra una piega e l'altra dei suoi incessanti calcoli manuali, di sommare tra loro quei 36 numeri…
In altre parole, vincere è - in ogni campo - un'esperienza individuale, cioè legata all'individuo, al suo stato, alle sue condizioni, che non dipende unicamente dagli strumenti a disposizione e dalle circostanze ambientali. In qualsiasi gara, anche nella massima par condicio di risorse ed ostacoli, non sempre la vittoria arride a chi è più bravo e preparato; figuriamoci nell'impatto con l'Ignoto! È vero, ci sono persone che arricchiscono con un biglietto comprato in edicola, ma, come per i numeri che improvvisamente si ripetono, noi non ne cogliamo l'essenza né la ragione; è la nostra interpretazione che fa acqua, non essendo in grado di decifrarne le connessioni e tutto quel che resta di riflesso è la speranza, pronta a tramutarsi in ostinata certezza, che possa capitare anche a noi. Se fosse fondata saremmo tutti ricchi e invece dimostra - con la stessa irreversibilità di un mal di gola che matura in bronchite - ciò che ho appena affermato.
Con ciò intendo dire che ognuno seguirà necessariamente il proprio percorso, dettato da princìpi e possibilità che stanno molto a monte della sua giornata e delle aspirazioni del momento. Princìpi atti a concedere, favorire o negare la riuscita secondo regole che semplicemente non sono alla portata della nostra libertà di arbitrio; tanto per non entrare in maggiori dettagli, che debordano da questo contesto. Resta il fatto che ci troviamo in questa vita per percorrere la scala di un'evolvere incessante, non per vincere al gioco e fintanto che quest'ultimo verrà perseguito come un escamotage per andare a star meglio, le delusioni non si faranno attendere.
Chi scrive, dopo essersi reso così antipatico, vi sta offrendo un mezzo per sondare una parte possibile di queste incognite, al punto da pianificare “il gioco” nel modo più consono; quantomeno cominciando con l'evitare le situazioni meno desiderate; se non basta, anche una tecnica di attacco che si è rivelata vincente e potente quanto basta per usarla come serio supporto, forse il più avanzato disponibile ad oggi. Eppure è qua a sottolineare che non vi è mai motivo valido di dare alcunché per scontato. In ogni senso. Nessun sistema per quanto affidabile, cambierà la vita di alcuno al di fuori da speciali presupposti. Fare i conti con la realtà a mio avviso significa prima di tutto questo, più che consolarsi con l'idea che non esista un sistema per vincere, o peggio garantire o garantirsi una “vincita sicura”. Essere consapevoli di quel che si fa e del perché lo si vuole fare è la norma prima per non restare presi in contropiede.
Personalmente non mi dichiaro esente da questi limiti, che mi hanno affiancato durante decenni di prove ed assalti di ogni tipo, sia dalla mia scrivania che sul campo; sarà ormai palese a quale tipologia sia iscritto. Fino a che un giorno una luce si è accesa.
Gioco e PrevedibilitàSiamo sempre alla ricerca di un vantaggio costante, contro il banco di qualsiasi gioco; nondimeno, l'idea di vantaggio costante rappresenta una contraddizione ai termini del gioco stesso poiché ovviamente, in presenza di tale opportunità, non sussisterebbe alcun “gioco”, nè avrebbe senso tenere aperta una Casa da gioco. Mi sento in obbligo però in quest'angolo della trattazione a compendio di quano ho esposto, di puntualizzare alcuni concetti essenziali, in considerazione di riscontri seguiti alla distribuzione del pacchetto.
Due sono i punti di vista sostanziali per la concezione di sistemi di gioco:
- quelli che definisco “speculativi”, i quali non mirano espressamente alla previsione, ma si accontentano di scegliere in base al concetto di maggior probabilità l'obiettivo dell'attacco, termine quest'ultimo più che mai appropriato. Vi è una sfumatura tra i due modi di vedere la cosa, in quanto questo primo agisce come un pettine, o un filtro, tendente ad intrappolare sulla base della metodologia sistematica prestabilita un risultato probabile e soprattutto in un lasso di tempo più breve possibile, al fine di chiudere ogni partita presto e con un vantaggio incamerato. Il protrarsi della partita infatti aumenta considerevolmente l'azzardo, a volte in progressione geometrica, fino a provocare il collasso del capitale stanziato. Fintanto che il rastrellamento regge, il giocatore guadagna e poco importa quale sia la condizione in alternanza che gli porta la vittoria, poiché non di rado essa può essere riveduta per l'andamento della permanenza anche più volte nel corso della stessa seduta, secondo i criteri propri del metodo. È il caso più comune, in cui il rischio ed il gioco si sposano in una soluzione ideale.
- quelli che si basano, o ambiscono, effettuare previsioni esclusive, con un esito da verificarsi entro termini precisi, oppure l'ipotesi non è confermata. In breve e distinguendosi dai precedenti, mentre quelli poggiano sulle leggi statistiche quale unica risorsa d'appoggio, questi tendono a scavalcarla servendosi di formulazioni per lo più inedite (sperimentate da chi scrive, prima e al di fuori da HARMONY), che attestino la capacità di intercettazione selettiva di un preciso evento numerico (non basata sull'avvicendamento dovuto a ritardo o calore, tanto per intenderci). Qua il sentimento del gioco assume una valenza diversa, più affine alla sfida all'intelligenza, che non alla disponibilità a mettere a repentaglio le proprie sostanze pur di guadagnare.
Debbo aggiungere che proprio tale differenza nel corso di numerose esperienze anche vincenti vissute nei Casinò, ha finito con l'allontanarmi sempre più dal tavolo verde, convincendomi che il problema andava affrontato in modo diverso.
- grazie alle strumentazioni oggi disponibili, si sta facendo spazio una terza metodologia basata sull'analisi di probabili tendenze nel comportamento di un determinato cilindro, cosa in parte rilevata anche dal mio studio; tuttavia non farei rientrare questa problematica nella definizione di “sistema” in quanto dotato di una propria filosofia, ossia una formulazione logica esterna ai difetti strumentali, benché la casistica ne sia in qualche modo partecipe.
I primi, di fatto - anche quando funzionino - non dimostrano niente oltre a quanto già si sappia, ma conferiscono un vantaggio pratico più o meno rapido a chi gioca.
I secondi per contro possono rivelare leggi tutt'ora ignote alla mentalità scientifica tradizionale, esaltando connessioni insospettate che però oltrepassano i confini dell'immediato, o ne stanno a monte, un po' come la profondità dell'oceano nasconde leggi che generano flussi e correnti, di cui possiamo cogliere poco più delle onde ripetitive in superficie. Questo paragone un po' frettoloso ha lo scopo di introdurre una visione della potenziale vastità del fenomeno permanenza, per la quale la possibile dimostrazione di leggi o principi non può circoscriversi a pochi colpi, o sedute da week-end.
Quel che cerco di evidenziare una volta di più, specialmente nei riguardi di chi richiederà il programma, è il fatto che l'aver potuto individuare un “criterio-radice” di tal genere, scorrendo non meno di un milione di permanenze (e forse non bastano) e setacciando e riprogrammando decine di combinazioni di strategie applicative - delle quali solo poche ovviamente si rivelano valide - non significa aver messo in piedi un sistema per vincere “presto e bene”; anche quando gli assiomi della scoperta dovessero venir ratificati da ulteriori prove, l'applicabilità dei benefici implicati richiede un'estensione in arco di tempo - o meglio numero di estrazioni - non molto praticabile, intendo fisicamente presso i tavoli da gioco, a meno che i Gestori decidano di aprirsi ad una partecipazione online, ovviamente in tempo reale e con tutti i crismi oggettivi, cosa che sembrerebbe aver avuto inizio.
Gli è che nei diagrammi il tempo sembra non esistere, ma ove pure io abbia potuto verificare un rendimento del 55% a massa pari su 12 anni di giocate, ciò è avvenuto assistendo [virtualmente] a tutti i colpi, puntandone molti e vincendo in tutto un numero di volte che si conta sulle dita di qualche [stretta di] mano. Chi può permetterselo nella pratica? avrete la costanza di puntare e abbandonare la fiche per centinaia e centinaia di colpi, fino a vederne due vincenti?
Certo si è trattato di vincite folgoranti e dovevano esserlo, dato il metodo applicato, per poter convalidare un tale assunto; ma la vittoria vera è nell'aver potuto far luce su un'insospettabile ricorsività [armonica] privilegiata, il che potrebbe comportare la revisione di molti puntI di vista in diversi settori.
Il progetto HARMONY è maturato in seno a quest'ultimo risguardo. Tengo quindi a chiarire che lo studio che presento in queste pagine è dedicato a quelle poche persone che coglieranno - apprezzandola - la differenza tra la dimostrazione di un'appurata priorità numerale, fino a ieri insondata, e qualunque altro scopo e metodologia non applicabile al di fuori del rischio. Sarà palese per tutti, penso, che qualunque puntata anche di un solo gettone costituisce un rischio; la prima pagina di questo sito lo enuncia chiaramente. Aiuterà a distinguere il senso che dò a questo termine la filosofia del puntare una sola unità per volta, che esclude ogni forma di aggressività e di mero azzardo; in tal modo infatti il maggior rischio teorico che si può correre nel tempo resta la tassa dello zero, più o meno come un biglietto d'ingresso in sala di divertimento. Con l'occasione ribadisco anzi, come ripeterò più avanti, che eventuali indici di perdita sistematica a massa costante stanno comunque ad attestare il successo nell'aver posto in atto un filtro di priorità che oltrepassa la legge dell'equilibrio - ove appurato statisticamente che il cilindro non presenti difetti - anche se tale criterio è stato poi interpretato o applicato in modo erroneo.
All'interno di HARMONY vi sono comunque tecniche di rendimento già superiore alla media, degne di essere applicate e/o prefezionate da ulteriori ricerche, più vicine alla pratica abituale, che non dovrebbero venir adombrate dai risultati di cui sopra.
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